De Benedetti, Domani, Libero e Feltri
- giafiorentini
- 10 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 mag 2020
Ho sempre avuto un affetto particolare per il Gruppo Espresso (o meglio Gedi).
Ho frequentato le sue assemblee fin da quando la legge me lo ha consentito a 18 anni.
Mi sono interfacciato con tutti i vari amministratori delegati: Marco Benedetto, Monica Mondardini e Laura Cioli.
Tutte persone di encomiabile levatura.
In particolare - sarà forse perchè nel mentre ero divenuto più maturo - non posso non ricordare il piacere che ho sempre avuto nel confrontarmi con Monica Mondardini.
Ponevo domande e l'amministratrice mi rispondeva e lo faceva andando oltre la formale cortesia tipica di un'assemblea degli azionisti: era questo il punto di forza di Gedi (o meglio del Gruppo Editoriale Espresso): anche se eri un piccolo azionista, ti veniva data la massima importanza.
Una donna che, nella sua forza e nelle sue responsabilità, mi ha sempre affascinato e che, INDISCUTIBILMENTE, ha portato risultati che temo non potranno essere raggiunti da altri.
La gentilezza iniziava sin dall'accredito, con uno staff consolidato, che quasi si imbarazzava nel chiederti il documento per adempiere alla formalità della fotocopia richiesta per legge.
Eri conosciuto, sapevano chi eri, respiravi un'aria familiare.
Tutto ciò è proseguito - purtroppo per breve tempo (1 anno) - anche con Laura Cioli: ho avuto il piacere di rapportarmici solo per una singola assemblea.
Eppure, la tradizione della "cortesia" proseguiva.
Ricordo con sommo piacere l'unica occasione in cui ci scambiai delle parole: non avevo davanti una Top Manager (nonostante lo fosse); mi stavo interfacciando con una persona che voleva innanzitutto mettermi a mio agio.
Ed in tutto ciò, c'era una costante: "l'Ingegnere".
Mai scomposto, mai una parola sopra le righe.
Sguardo severo, ma deciso.
Rapido, deciso e conciso.
Non c'era bisogno di "sospendere l'assemblea".
Ponevi una domanda e rispondeva.
Al massimo, poteva chiedere l'intervento di un dirigente presente per eventuali puntualizzazioni.
Finita l'adunanza, non scappava. Se volevi scambiare due parole meno formali, ti dedicava del tempo.
E poi è successo quello che è successo.
Ed il mio più grande rammarico è quello di non esserci stato in quanto, causa covid, le assemblee degli azionisti si sono tenute a "porte chiuse".
Oggi Gedi è di Elkann.
Sono cresciuto sentendo parlare incessantemente di due figure: l'Ingegnere e l'Avvocato.
Due simboli.
Pranzi, cene, telegiornali, tribune politiche, focus, approfondimenti etc etc
Nella mia famiglia, l'economia stava a tavola quasi come se fosse un contorno.
Sono certo di avere la più grande biblioteca italiana di libri pubblicati su De Benedetti e Agnelli.
Sono felice che la storia non finisca qui: c'è "Domani".
E non mancherò di comprare il primissimo numero e di provare in ogni maniera a partecipare all'eventuale OPA.
Oggi però, mi sono capitati sotto mano due articoli, entrambi provenienti dalla sponda completamente opposta, ossia da Libero.
Uno del 5 maggio ed uno del 7: quest'ultimo a firma addirittura di Vittorio Feltri.
I toni sono "spinti", ma non è una novità: sto parlando di Libero e non del giornalino della parrocchia...
L'articolo del 5, a firma di Renato Farina, titola "Carlo De Benedetti, Domani è una vendetta contro i figli: tradito dalla vendita di Repubblica agli Agnelli-Elkann".
Le accuse e le congetture non sono leggere: "infilare una lancia mortale nei fianchi di Repubblica, la figlia prediletta, ormai invasa dagli alieni Agnelli-Elkann e dunque meglio che muoia, o almeno di dissangui", "Ma non è una banale vendetta, una faida da parentume", "maledetto il giorno in cui regalò Repubblica-Espresso ai figli Rodolfo e Marco".
Tralasciando i registri sin troppo arditi, un punto è interessante ed ossia " la sua storia non può finire".
Ed è questa la certezza che mi porterà ad acquistare "Domani".
Inutile addentrarsi nell'analisi dell'articolo del 7 maggio di Vittorio Feltri che, già dal titolo, fa capire tutto rivolgendo un'invito all'Ingegnere: " "Non replicare Repubblica, attendine il funerale".
In tutto ciò, sarei curioso di leggere qualche opinione di Scalfari (che qualcosa ha detto, ma sappiamo che potrebbe sicuramente fare di più).
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